domenica 19 ottobre 2014

Giustizia privata




L’individuo invischiato in una falsa minaccia esterna, celante giochi di potere insospettabilmente in seno al Sistema. Non è la sinossi di The Equalizer – Il Vendicatore, ma la premessa narrativa di Shooter (2007) a spiegare il repentino salto di Antoine Fuqua dall’eroismo roboante e manifesto di Attacco al potere – Olympus Has Fallen (2013) all'anonima giustizia privata del nuovo film. Alla luce di The Equalizer, pare che Fuqua, coinvolto, come il protagonista di Shooter, nell’enfatica messa in scena di una situazione limite spinta all’inverosimile (il Presidente in ostaggio nel bunker della Casa Bianca), ne abbia poi percepito l'eccessiva forzatura ideologica, drastica mistificazione di un immaginario del terrore proiettato comodamente all’esterno. 

Tirandosene fuori per scardinare i colpevoli nell'illegalità meticcia della Nazione, tessuto sfilacciato e corrotto fin dai tempi di Training Day (2001). Si riparte proprio da una coppia al tavolo di un diner. La lucciola Chloë Grace Moretz fa da esca narrativa subentrando alla recluta Ethan Hawke. Denzel Washington è la quieta mina inesplosa che riaccende la miccia non per rinfoltire la melma urbana (Alonzo Harris) ma per riequilibrare torti invisibili in una Boston notturna e periferica. Insozzata nell'olezzo criminale di sangue e cemento, petrolio infiammato e benzina inalata, lividi tatuati a pelle e distintivi appuntati sul marcio.

Fuqua affila la tensione sul volto impassibilmente sgranato di Washington, ma gratta la superficie dell’action con i ferri arrugginiti di un mestiere divenuto maniera (il telefonatissimo montaggio alternato nell’irruzione a casa MCCall), mentre il suo giustiziere smonta l’oligarchia mafiosa un pezzo alla volta con gli attrezzi dell’everyman ordinario elevato a chirurgica macchina assassina. Che si “rivela” come il barista di A History of Violence (2005) e studia mosse al rallentatore come lo Sherlock di Guy Ritchie.

La giustizia privata... di freni e controllo. Fuqua è reazionario nel senso di una preminenza accordata all’azione radicale dell’individuo in un Sistema indifferente ai soprusi, quando non loro attivo complice. Il senso fondante di un’esistenza altrimenti rinnegata in un passato sconosciuto, tale da scomodare perfino una citazione di Mark Twain. Lo slancio del singolo è anche incursione politica, se MCCall chiude i conti a Mosca troncando le infiltrazioni russe alla radice (sono freschi i tumulti internazionali sul caso ucraino). 

È allora il regista il vero equalizzatore che riordina l’immaginario delle tensioni. Il lavoro di Fuqua va letto come termometro tempestivo, quasi involontariamente sintomatico, degli slittamenti del cinema di genere nel setacciare contraddizioni della società Usa. Non senza la consueta ambiguità morale di fondo. “Equalizer”, in gergo statunitense, è anche la pistola, l’arma da fuoco. L’eco sinistra di una repressione sommaria o di una vendetta sommariamente giusta.  

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